giovedì 11 novembre 2010

"Chi No Magna Oca a San Martin No’l Fa El Beco De Un Quatrin"

Oggi è l’11 Novembre, la festa di San Martino, vescovo di Tours, celebre per aver donato la metà del suo mantello ad un mendicante.
Ma  questo personaggio è il protagonista anche di un’altra leggenda: si narra infatti che nel 371 venne eletto per acclamazione vescovo di Tours in Francia, lui però non si riteneva degno di così grande onore e preferendo continuare ad essere un semplice monaco si nascose in campagna. La stalla del casolare che scelse come nascondiglio era piena di oche, le quali con il loro starnazzare svelarono  la sua presenza alla gente che lo stava cercando, così dovette accettare e divenne vescovo.

In veneto c’è l’usanza di mangiare l’oca per avere fortuna: "Chi no magna l'oca a San Martin nol fa el beco de un quatrin!".
E allora intanto oggi a pranzo mi mangerò una bella pizza con il petto d’oca (vi consiglio pizza bianca con petto d’oca, zucchine e basilico) e un bel San Martino di Pastafrolla.


Mentre per questo week end sto organizzando un pranzetto casalingo a base di oca, vi do un' anticipazione del probabile menù.

- Crostini con il petto d’oca;
- Lasagne con il ragù d’oca e i funghi;
- Oca ripiena di castagne glassata al miele di castagno; è la prima volta che la faccio, ho trovato alcune ricette interessanti in internet, ne ho fatto un sunto tenendo conto del mio gusto personale e vi propongo quindi di seguito la mia rivisitazione:
La sera prima mettere il petto d'anatra a marinare con aglio, rosmarino, alloro,chiodi di garofano, pepe in grani ed un filino di olio; il giorno successivo togliere il petto dalla marinatura. Farcirlo con radicchio e castagne lesse (io userò quelle precotte) fatte a pezzi. Arrotolarlo con un foglio di carta stagnola e cucinarlo in forno per circa 1 ora a 180°C.
Tirare fuori il petto dalla stagnola, cospargerlo con miele di castagno e con semi di sesamo e rimetterlo in forno in modo che formi una crosticina superficiale.

Vi farò sapere quale sarà il risultato, anche perché conoscendomi è molto probabile che in corso d’opera il menù subisca delle variazioni.

Spero di non venire censurata per questa ricetta dalle amiche e amici romani, che ritengono l’oca simbolo di fedeltà e vigilanza; infatti non mi risultata che nella cucina tradizionale romana non vi siano ricette per cucinare l'oca.

Vi lascio con la simpatica

filastrocca dell’OCA GIULIVA
che starnazza in comitiva,
che girella tutto il giorno
senza mai guardarsi intorno,
che non usa mai la testa
e perciò le fan la festa!



Disegno di Carlo Preti

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